Ve lo ricordate quando il nemico era il meridionale?
Il nemico è il negro. Il nemico è lo zingaro. Il nemico è il rumeno. Ma ve lo ricordate quando il nemico era il meridionale? Prima, a rubare nelle tabaccherie, ci andavano i napoletani, i catanesi, i foggiani. Qualcuno di noi, inghiottendo prima di parlare, dirà “e se pure fosse stato foggiano? Il ladro si meritava quello che è successo”. E mi interrogo su che significa “cultura”. Che tipo di idee si stanno coltivando nelle menti delle persone? Che tipo di generazione si sta coltivando?
La cultura del nemico crea solo vittime. Perché vittima è il rumeno morto ammazzato, e vittima è il tabaccaio, che gli ha sparato probabilmente perché, in un momento di paura, quelle idee seminate nella sua testa dalla propaganda del capitàno, gli hanno suggerito che lo poteva fare. E mi chiedo se ora, a mente fredda, lo rifarebbe. Perché, se nella migliore delle ipotesi per lui non verrà condannato per omicidio, dovrà svegliarsi per il resto della sua vita con la consapevolezza di aver ammazzato un ragazzo. E non vi esaltate, non è come nei film americani western, dove si spara con un sigaro tra le labbra. È invece come nei film americani di guerra, dove i reduci spesso ci mettono tutta la vita ad elaborare gli omicidi che sono stati costretti a commettere in nome dello Stato. E non so se vi rendete conto che, anche se il tabaccaio non era in Vietnam, in Kosovo o in Afganistan, era comunque in guerra anche lui. Lo stato mentale in cui ha sparato, e anche quello in cui viveva prima del giorno in cui ha sparato, era probabilmente quello di un soldato in guerra, circondato e minacciato da nemici. E mi chiedo, come si può permettere che qualcuno ci porti in guerra a casa nostra? Non solo in casa, ma in testa? Qualcuno penserà che, chiaro, se i rumeni stessero in Romania, e i negri in africa, e i rom fuori dalle balle, allora non dovremmo sparare a nessuno. E a me viene da pensare che invece, se quel rumeno di 24 anni fosse stato in Romania, ci sarebbe stato un terrone di merda al suo posto, magari un foggiano di merda, e a piangerlo sarebbe ora una famiglia foggiana di merda. Perché la vera merda non è il ladro, né la sua provenienza. La merda è la mancanza, è la povertà economica, culturale, di idee, di alternative in cui un ragazzo di 10, di 15 o di 24 anni si trova, italiano o straniero che sia, le condizioni che coltivano in lui l’idea che può andare a rubare e nel tabaccaio l’idea che gli può sparare. Ed è questa cultura che rovina la vita a un tabaccaio per bene e alla sua famiglia, non solo perché lo trasforma in un assassino, ma perché ancora prima di questo lo fa vivere in un clima di guerra, circondato da nemici, più immaginari che reali. E pensare che ha anche pagato per questo. Ha pagato con le sue tasse una campagna elettorale permanente, un suo rappresentante che gli mette in testa idee di guerra del tipo “qui lo stato non c’è, devi farti giustizia da solo”, idee tanto esaltanti quanto spaventose, ma soprattutto false, perché lo stato c’é, ma va ospite da Barbara d’Urso anziché andare in parlamento. E se una speranza c’é che tu te la cavi, che tutti ce la caviamo, è uno stato che rinsaldi i valori di umanità, non che ci porti in uno stato mentale di guerra permanente. Che una pistola in mano è esaltante solo finché non la usi, perché al primo sparo, dopo aver ucciso un uomo, o si perde il sonno, o si perde la propria umanità.
Foto da: ilgiornale.it/news/2019/06/07/spara-e-uccide-il-ladro-moldavo-e-la-procura-indaga-il-tabaccaio/1707443/
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